Mestamente, in silenzio, è scomparsa oggi nella sua casa romana Rita Levi Montalcini. Aveva 103 anni. Per la storia il suo nome sarà in eterno inciso fra i più grandi nomi italiani.
La perdita per la scienza e per l’umanità è di quelle che veramente possono dirsi incommensurabili. Torinese, era nata il 22 aprile dell’ormai lontano 1909. La sua vita, interamente dedicata alla ricerca scientifica è stata un vero pilastro per l’Italia. Donna di scienza come anche di grande dirittura morale è nella mente di tutti noi con quell’immagine che la ritrae sorridente e rassicurante. Consapevole del suo sapere, misto a una grande infinita umiltà.
Iniziò la sua attività di ricerca sin da giovanissima, negli anni ’30 fino a essere insignita nel 1986 del Premio Nobel per la medicina (insieme allo scienziato americano Stanley Cohen) per la ricerca sul “ngf”, fattore di crescita nervoso ( una proteina che regola la crescita degli assoni, cioè la struttura dei neuroni (le cellule nervose) lungo la quale viene trasmesso l’impulso elettrico nervoso. L’impulso elettrico si propaga grazie alla presenza di alcuni ioni che favoriscono il rilascio di un neurotrasmettitore). La sua scoperta è stata una base fondamentale per la ricerca sulle malattie degenerative, dall’Alzheimer e la sclerosi laterale amiotrofica all’aterosclerosi coronarica al diabete.
Nel 2001 fu nominata Senatrice a vita “per aver illustrato la Patria con altissimi meriti nel campo scientifico e sociale“.
La grandezza di Rita Levi Montalcini si evince anche dalle sue convinzioni al di là dell’ambiente scientifico, esponente di rilievo assoluto del mondo femminile non è mai stata femminista e chiarì in maniera definitiva con poche, pacate parole: “Credo nelle donne, ma non credo nei movimenti femministi“. La sua ricetta per raggiungere quel “capitale umano ugualmente distribuito tra uomini e donne” è sempre stata una, semplice, come lei: cultura e accesso agli studi.
Una sua frase riecheggia spesso sui social network, futuro dell’informazione condivisa nel mondo digitale “Il corpo faccia quello che vuole. Io non sono il corpo: io sono la mente“, pronunciò queste parole in occasione dei suoi 100 anni in occasione di un’intervista a Wired. La fondazione che porta il suo nome è oggi impegnata nella diffusione della cultura fra le donne in Africa.
In onore alla sua gioia di vivere ci piace ricordarla con due immagini serene, di quella sua serenità e letizia capaci di infondere fiducia e gioia in chi la vedeva. Forse, anche in questo momento, sta ripetendo quel brindisi del suo primo secolo in Terra. Grazie Rita Levi, ci mancherà l’apporto umano che in questi 103 anni ha saputo donare al mondo.
Luigi Asero